Sviluppo sostenibile

7 dicembre 2022 289 parole

E’ l'ossimoro di moda. Evoca permanenza e sviluppo, ovvero espansione senza fine.


Ma il mito collettivo non manca di contraddizioni... è un incantesimo: non volendo (potendo?) rinunciare allo sviluppo lo si pretende «sostenibile».


Ma forse prima ancora che incantesimo è una carezzevole ninna nanna.


Nulla in natura è “durevole”, se interpretiamo questo termine nel senso di “eterno”. Non solo gli esseri viventi non sono eterni, ma la loro morte naturale è "programmata" nel loro DNA. Biologicamente, la morte degli individui è necessaria alla sopravvivenza della specie.  L'ossessione umana di “durare” ha prodotto ogni sorta di sotterfugi per darsi l'illusione dell'eternità, dai rituali funebri degli antichi egizi alle promesse di resurrezione delle religioni monoteistiche. Sono stati costruiti culti della memoria, laici e religiosi, che hanno dato origine alla scrittura, alle biblioteche ed alla cultura in generale, quasi che la memoria di un lontano passato ci garantisca un lontano futuro...

Il bosco è un esempio di sviluppo realmente sostenibile. Da un punto di vista energetico (produzione di legna da ardere), la sua efficienza però è bassissima: rapportata all'energia solare incidente non supera lo 0,1%. Un risultato irrisorio, se lo si confronta con il 20% raggiunto dai pannelli fotovoltaici. Ma si trascurano due elementi fondamentali: il bosco offre un servizio energetico regolare e si riproduce permanentemente. Un impianto fotovoltaico “olistico”, che destinasse parte dell’energia prodotta a «riprodursi» in autonomia, come una foresta, avrebbe molto probabilmente un rendimento ben al di sotto dello 0,1%.

Ma questo non è sorprendente: la natura ha avuto milioni di anni per sperimentare le sue soluzioni…

Purtroppo la volontà di durare crea “dinosauri”, dinastie incestuose, imperi coloniali, aziende giganti, pratiche mediche e normative che tengono in vita persone morenti a tempo indeterminato...  E si conosce il destino dei dinosauri.