Space oddity

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10 agosto 2025 602 parole

Sono sempre più seri, allarmanti e frequenti i dati relativi al cambiamento climatico ed alle sue conseguenze (attuali e potenziali). Eppure sembra che il tema scivoli via, offuscato da altri temi alla ribalta dell’agenda setting, nel pensiero e nell’azione sia individuali che collettivi: i conflitti internazionali, l’economia e la politica spicciola prendono il sopravvento. Le politiche ambientali nazionali e comunitarie, per quanto modeste ed inefficaci, fanno passi indietro; la cittadinanza segue il tema della crisi climatica sempre più distrattamente: secondo un recente sondaggio Youtrend un italiano su quattro è meno motivato contro il cambiamento climatico rispetto a pochi anni fa. Come è possibile? Perché?

Abbiamo fatto un elenco delle possibili ragioni che inducono le persone a ignorare e/o non agire per il contenimento della crisi climatica, distinguendo (in modo un po’ approssimativo) 3 categorie di ragioni: quelle legate alle specificità del problema, quelle causate da bias cognitivi e quelle inerenti la natura umana.

  1. Caratteristiche del problema
  • L’idea che le proprie azioni, per quanto mirate ed efficaci, non possano avere alcun reale effetto sul problema in considerazione dell’impatto degli altri individui, specialmente di altre aree del mondo.
  • La valutazione che sono altri i problemi prioritari e che ad essi il problema ambientale debba essere subordinato.
  1. Bias cognitivi
  • La difficoltà nel riconoscere l’informazione vera dalla disinformazione, unitamente al fatto che l’informazione sul tema non è accurata né sufficiente, e soprattutto alla totale mancanza di informazione quantitativa condivisa: si sa (in parte) cosa è meglio e cosa è peggio per l’ambiente ma mancano cognizioni di tipo quantitativo che permettano alle persone di conoscere l’impatto delle proprie azioni.
  • L’idea (diffusa ma sicuramente sbagliata) che governi ed aziende siano meglio posizionati per affrontare il problema rispetto agli individui.
  • La presunzione individuale di fare comunque abbastanza – nel proprio “piccolo” – per la tutela dell’ambiente.
  • La tendenza – in chi non vede nel cambiamento climatico una minaccia particolarmente grave che occorre cercare di scongiurare – ad individuare e riscontrare continuamente conferme della propria opinione. È questo il noto bias di conferma, particolarmente significativo a causa del funzionamento degli algoritmi dei social media e della elevata propensione alla polarizzazione dei temi.
  1. Natura umana
  • La dimensione temporalmente differita del problema per cui le azioni compiute oggi non hanno effetti immediati ma tra alcuni decenni. Questo aspetto, dal punto di vista psicologico, riduce l’interesse e la disponibilità ad agire.
  • Analogamente, la dimensione spazialmente differita: chi oggi non si sente direttamente colpito dal cambiamento climatico non sente il bisogno di agire, anche se è consapevole degli effetti che hanno luogo altrove.
  • La dimensione e la complessità del problema, che appare all’individuo come incommensurabile e pertanto impossibile da affrontare.

Sarebbe interessante sapere quali, tra le ragioni sopra elencate, sono quelle più impattanti a livello sistemico e magari quali il lettore di queste pillole – sicuramente sensibilizzato sul tema – si sente almeno in parte di condividere…

Da parte nostra abbiamo deciso di cercare di intervenire sugli aspetti cognitivi, cercando attraverso queste pillole e per mezzo dell’app Suasì, di fornire informazione quantitativa ed un sistema di conoscenze condivisi, quantunque tale obiettivo sia estremamente ambizioso e le nostre possibilità di raggiungerlo infinitesime.

Sembra che noi tutti, equipaggio dell’astronave terra, ci si comporti come il Major Tom di “Space oddity” di David Bowie, galleggiando nella nostra bolla e pensando che non c’è nulla che si possa fare…

Ground Control to Major Tom
Your circuit’s dead
there’s something wrong
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?

Fonti