Solo un pazzo, o un economista...

7 aprile 2024 577 parole

C'è un pensiero economico, una visione largamente condivisa, che individua nella crescita la condizione unica, il destino e la necessità imprescindibile di ogni società e nazione. Questa visione è laicamente congiunta in matrimonio con economisti di ogni scuola e credo: liberali, neoclassici, monetaristi, keynesiani, comunisti...

Poi c'è un altro pensiero, più carsico, che compare nella storia del pensiero sociale ed economico, ma che ultimamente pare quasi scomparso: quello dei fisiocratici, di RicardoMalthus, Podolinskj, Georgescu Roegen ed  altri studiosi non troppo conosciuti.

Questa seconda scuola di pensiero ritiene che esista una relazione indissolubile, biunivoca e determinante tra la fisica e l'economia, tra la natura (madre benigna che ci mette a disposizione gratuitamente la sua ricchezza) e l'uomo che, con il suo lavoro, la trasforma in benessere per sé e i suoi simili. E poiché la natura a cui abbiamo accesso non è infinita, non può esserlo ovviamente, neanche il benessere che riesce a generare.

Eppure...

Nel 1966 l'economista Kenneth Boulding scriveva: "chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un mondo finito è un pazzo. Oppure un economista."

Steve Keen, uno di quelli che oggi cercano di mantenere vivo il dibattito, si è chiesto quand'è che l’economia ha preso la strada sbagliata: nel "Saggio di teoria economica" Richard Cantillon (1755) scrive «la terra è la fonte da cui si trae tutta la ricchezza, il lavoro dell'uomo dà forma alla sua produzione e la ricchezza in sé non è altro  che cibo, comodità e piaceri della vita». 20 anni dopo ne "La ricchezza delle nazioni" Adam Smith scriveva «Il lavoro origina tutte le necessità e le comodità della vita che annualmente la nazione consuma e che consiste sempre nel prodotto di quel lavoro, o in ciò che con il lavoro viene prodotto da altre nazioni».

E voilà, la terra era sparita e al suo posto era "il lavoro". E' stato forse Adam Smith ad inferire il colpo letale: la ricchezza diventa opera del solo ingegno umano, a cui poco dopo si aggiunge "il capitale", lo stock di risorse economiche e finanziarie, anch'esso in gran parte generato dall'ingegno umano.

Più nessun legame con la terra, con la natura: la società e l'economia possono crescere all'infinito, l'uomo viene finalmente liberato, novello Prometeo, dall'imperio delle leggi della fisica e della termodinamica che governano tutto (esseri viventi e non). Sopratutto più nessun rapporto con l'energia, il fattore che più di ogni altro ha determinato il perimetro dell'azione umana nella storia. Energia la cui abbondanza relativa degli ultimi due secoli (grazie ai combustibili fossili), l'ha resa paraddosalmente invisibile, ha fatto si che se ne dimenticasse il ruolo fondamentale, portando a quella "cecità energetica" che ha colpito quasi tutti.

Eppure i modelli economici correnti non hanno mancato di mostrare fallacie alla prova dei fatti: basta leggere gli "outlook" pubblicati negli anni dai think tank degli enti accademici e istituzionali più riveriti, del FMI, delle grandi società di consulenza, per trovarvi favole mai realizzate (vedi la vignetta sopra, tratta da una presentazione di Charles A.S Hall), previsioni sbagliate, scenari mai realizzatisi, cantonate epocali...Ma chi va a rileggere documenti del genere?

Max Plank, l'inventore della fisica quantistica, negli anni 40' scriveva: "una nuova verità non trionfa perché convince i suoi avversari, ma piuttosto perché questi alla fine muoiono e arriva una nuova generazione di studiosi che hanno con essa maggiore familiarità".

Beh speriamo che prima o poi arrivino dei nuovi economisti.


P.S.

Per chi fosse interessato al tema della cecità energetica consigliamo questa intervista a Steve Keen e questo video un po' enfatico ma efficacemente divulgativo di Nate Hagens.