Alla vigilia delle elezioni americane avevamo ipotizzato in un post precedente che l’elezione di Trump avrebbe potuto avere anche qualche effetto positivo sull’ambiente, a dispetto della nota e dichiarata antipatia del Presidente verso i temi della lotta al cambiamento climatico. Ebbene ci sbagliavamo, ma solo nella dimensione di tali effetti!
Siamo lieti (ma un po’ sconfortati) nel constatare che il Presidente Trump potrebbe fare per la tutela dell’ambiente e per la lotta al cambiamento climatico più di quanto la nostra Associazione Resconda sia riuscita a fare fino ad oggi e possa fare in futuro…
La politica presidenziale sui dazi - in corso di duplicazione speculare da parte dei diversi molteplici soggetti coinvolti a livello globale - potrebbe infatti contribuire in modo estremamente significativo alla riduzione dei consumi sia di prodotti finiti che di materie prime ed energia, comportando una riduzione sostanziale delle emissioni. Il Governo francese ha nei giorni scorsi ipotizzato un dimezzamento della crescita economica prevista, come conseguenza della nuova politica tariffaria americana. Di ciò non possiamo che essere lieti.
Ovviamente, come per ogni cosa, non mancano i lati negativi: prima di tutto la contrazione di interi settori produttivi (che consideriamo inevitabile, ancorché riteniamo che dovrebbe essere guidata più che subita) e l’ulteriore crescita del debito pubblico, a disperata tutela degli stessi. Ancora più inquietante ci sembra l’ormai consolidata escalation nazionalistica, che fa tanto inizio 900’: aspettiamo le svalutazioni competitive e - anche in considerazione della evidente forte pulsione al riarmo collettivo - che un qualche ventenne motivato con un proiettile ben posizionato nel petto di un esponente di casa regnante, magari a Sarajevo, sappia innescare un adeguato processo di catarsi collettiva.
L’ambiente probabilmente ne ringrazierebbe, molte persone sicuramente no.