Il leit-motive è sempre lo stesso: “Basta con gli approcci ideologici!”.
L’approccio ideologico è un’arma di largo e facile impiego ed a
disposizione di tutti gli schieramenti, una specie di AK47 della dialettica
politica: molto efficace ancorché un po’ impreciso e a corto raggio (e
ragionamento…). Abbonda negli arsenali del dibattito nei più svariati ambiti,
ma è usato spesso in tema di ambiente, dai rappresentanti delle più diverse
forze politiche, tra cui da ultimo (?) anche il neo assessore lombardo
Guidesi, qui sopra.
L’accusa di “ideologismo” è normalmente finalizzata a sostenere una posizione che normalmente è anch’essa “ideologica”, in quanto frutto di un “complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale” (definizione di “ideologia” secondo Treccani).
Ora poiché non c’è nulla di male di per sé in un sistema concettuale e interpretativo in base al quale declinare la propria interpretazione del mondo (ad averlo!), quand’è che questo degenera prestando il fianco ad una sua condanna senza appello? Trattando la “degenerazione” del concetto di “ideologia” (per lungo tempo di fatto “neutro” sul piano valoriale), ancora Treccani fa riferimento al fatto di “fornire una spiegazione esaustiva e definitiva dei processi storici e sociali...tentativo di trasformare totalmente la società e l’uomo, secondo un preciso modello...intensa partecipazione emotiva dei militanti, spesso simile alla ‘fede religiosa”. A occhio diremmo quindi che l’ideologia diventa ontologicamente negativa quando abbandona il terreno dei dati, dei fatti per portarsi su quello della "fede".
Ma chi è nel caso delle politiche ambientali che abbandona il terreno dei dati, dei fatti…? La scienza fornisce informazioni chiare ed inequivocabili in tema di ambiente e di cambiamento climatico, ormai sostanzialmente a una sola (e più che allarmata) voce, nonostante l’inclinazione dei media a voler comunque scovare e rappresentare le perle nere (vuoi non trovarne qualcuna!) delle voci discordanti. I dati sono quelli. Dunque?
Alla fine l’accusa di ideologismo nasconde una molto più semplice e banale diversa valutazione delle priorità: ovvero cosa si ritiene di poter sacrificare in nome di qualcos’altro, che si ritiene più importante, col sovrappiù di ambiguità derivante dal negare tale circostanza e dal non concedere neanche la possibilità di una valutazione comparata di costo-opportunità, quasi che si giocasse su un altro campo da gioco e ad un altro sport....
C’è chi ritiene razionale e non “ideologico” procedere con la trivellazione dei fondali sabbiosi dell’adriatico al fine di rendere disponibile il gas naturale li stoccato e supportare così le aziende ed i lavoratori italiani messi in difficoltà dalla carenza di energia e dalla dipendenza da altri Paesi. Altri invece ritengono razionale non farlo, e lasciare in eredità questa piccola dotazione ai nostri figli, anche in considerazione della loro scarsa entità oltre che dell’impatto ambientale.
Probabilmente entrambe le parti considerano “ragionevole” il proprio approccio e “ideologico” quello altrui: non basato su fatti, cieco e sordo al ragionamento, disprezzabile, sbagliato, farlocco. Difficile il confronto quando una delle parti grida “ba-ba-ba-ba-ba”, colpendosi le orecchie con le mani a conchetta.
La politica dovrebbe cercare di elaborare informazioni e decidere al meglio della propria capacità in che direzione operare, smettendo di sparacchiare l’“ideologia” o qualche altro "-ismo" contro chi semplicemente ha altre priorità e magari ritiene necessario garantire un futuro “accettabile” per le generazioni che seguono anche se a dispetto di un certo numero di attività economiche e dei posti di lavoro da esse “garantiti”.