Gli obiettivi non sono tutti uguali

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5 febbraio 2025 424 parole

Forse tutti hanno sentito parlare dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Si tratta di un documento, elaborato dalle Nazioni Unite nel 2015, che guida (un po’ nei fatti un po’ a parole) l’azione pubblica sovranazionale (nel nostro caso europea, leggi: allocazione del budget comunitario e sottoposizione dei prestiti, tipo PNRR), nazionale e locale, giù giù fino alle fondazioni bancarie, circoscrizioni, etc.: in quasi ogni documento programmatico o declaratorio o bando pubblico o persino pubblicità aziendali si trova un riferimento a qualcuno dei 17 obiettivi.
Pochi li conoscono davvero e li vogliamo qui sotto elencare:

  1. Sconfiggere la povertà
  2. Sconfiggere la fame
  3. Salute e benessere
  4. Istruzione di qualità
  5. Parità di genere
  6. Acqua pulita e servizi igienico-sanitari
  7. Energia pulita e accessibile
  8. Lavoro dignitoso e crescita economica
  9. Imprese, innovazione e infrastrutture
  10. Ridurre le disuguaglianze
  11. Città e comunità sostenibili
  12. Consumo e produzione responsabili
  13. Lotta contro il cambiamento climatico
  14. Vita sott’acqua
  15. Vita sulla Terra
  16. Pace, giustizia e istituzioni solide
  17. Partnership per gli obiettivi

Qui il dettaglio sul sito delle Nazioni Unite.

Si tratta di obiettivi che pochi si azzarderebbero a contestare: tutti sicuramente auspicabili, sensati, importanti, ma…

Al di là dell’inverosimile idealismo (ai limiti della hybris) di alcuni obiettivi come “fame zero” o “povertà zero”, salta agli occhi la sostanziale mancanza di priorità, di una scala di importanza. Ed è questo il problema: il documento dell’ONU presuppone che gli obiettivi siano tutti raggiungibili, in parallelo, attraverso una sapiente ed opportuna gestione delle politiche pubbliche e private in una prospettiva di crescita del benessere e della qualità del vivere e dell’ambiente pervasiva ed equamente distribuita.

E’ questo l’approccio del cosiddetto “Sviluppo sostenibile” che mette insieme capre e cavolo (perché ormai di cavolo ce n’è più poco) e che ipotizza il ripristino dell’ecosistema in un quadro di continua ed infinita crescita economica.

Così, negli obiettivi si parla di “investimenti accelerati nelle azioni di lotta alla povertà, accesso a un’alimentazione sicura, nutriente e sufficiente, raddoppiare la produttività agricola, aumentare gli investimenti in infrastrutture rurali, conseguire una copertura sanitaria universale, investimenti, raddoppiare le esportazioni mondiali dei paesi meno sviluppati, etc.”

Ma nutrire, vestire, istruire e curare 8 miliardi di persone non può essere fatto se non a danno dell’ambiente. Inevitabilmente. E’ questo il re nudo che nessuno sembra voler indicare. I 17 obiettivi “confliggono” tra loro: ambiente e crescita economica sono su fronti opposti ed il raggiungimento di alcuni obiettivi non può essere fatto se non a scapito di altri. Occorrerebbe dare ad ognuno di essi un “peso”, una priorità: mettere da parte il libro delle fiabe e fare delle scelte, quasi sicuramente spiacevoli.