Effetti della crisi climatica: troppo o troppo poco...

7 settembre 2024 645 parole

Parlando di energia ed altre risorse, va tenuto presente è che a parità di quantità e qualità della risorsa disponibile, ha comunque un ruolo fondamentale la disponibilità. Questo significa che l’energia, come anche l’acqua (ma anche il tempo, i soldi, etc.), serve nelle giuste quantità nel momento in cui se ne ha bisogno. Avere più risorsa del necessario può essere inutile o persino costituire un problema quasi quanto non averla (in alcuni casi persino di più, come nel caso della pioggia, del vento o altro).


Nel caso dell’energia (elettrica) è questo un problema ben noto, che ha spinto negli anni tra l’altro ad investire sulle cosiddette “smart grid”, ovvero sistemi di gestione dell’elettricità che, tramite modelli previsionali, infrastrutture ad hoc e politiche di incentivazione al consumo in determinati luoghi e tempi, mirano a garantire l’assorbimento degli eccessi di produzione (che rappresentano un danno economico per chi produce energia, avrete sentito parlare di prezzi dell’energia “negativi”), come a ridurre le situazioni di scarsità (un costo per i consumatori). Entrambi rappresentano inoltre anche un problema di tipo tecnologico per la struttura di gestione (rete, sistemi di generazione, etc.), poiché la obbliga a “lavorare” in condizioni non ideali. Le fonti rinnovabili risultano in particolare impattanti da questo punto di vista poiché la loro produzione è più difficilmente prevedibile e meno modulabile rispetto ad altre tecnologie: in un giorno soleggiato e ventoso è facile che le fonti rinnovabili (eolico e solare) producano a pieno regime ma poco dopo, al calar del sole e del vento, la loro produzione scenda quasi a zero…

Una soluzione del problema potrebbe essere lo stoccaggio (o accumulo) di elettricità, ma ha un costo rilevante sia in termini energetici che monetari (un kWh accumulato nelle batterie ha di norma un costo fino a 10 volte superiore).


Anche l’acqua obbedisce a tale principio ed è questo uno dei problemi più evidenti ed immediati della crisi climatica: un regolare afflusso di acqua viene sostituito da periodi (o luoghi) di severa scarsità (siccità) ed altri di eccessiva abbondanza. La quantità d’acqua sul pianeta è sempre la stessa (più o meno da 4 miliardi di anni), ma il ciclo cambia, mettendo in crisi infrastrutture e sistemi (socioeconomici, biologici o inorganici) che si sono sviluppati “confidando” nella sostanziale stabilità di una determinato scenario.

Un articolo recente di World Weather Attribution, sulla natura della recente siccità in Sardegna e Sicilia, chiarisce questo aspetto: tra il 2023 ed il 2024, l’aumento della temperatura media globale (stabilmente più elevata di 1,5 C° rispetto all’epoca preindustriale e chiaramente di origine antropica), causa una modifica sostanziale dei meccanismi del ciclo dell’acqua, per cui si registra una crescente frequenza e severità dei fenomeni sia di siccità (in Italia al sud), che di precipitazioni (al nord).

Due figure rendono l’idea: la prima indica la capacità del terreno di trattenere l’acqua (SPEI: Standardised Precipitation Evapotranspiration Index), una capacità che appare decisamente ridotta al centro sud (spec. in Sicilia e Sardegna), dove la traspirazione del terreno risulta più elevata della norma (rilasciando più umidità ed aggravando le situazioni di scarsità), mentre risulta accresciuta al nord, dove la minor evaporazione con conseguente assorbimento maggiore di acqua e saturazione del terreno contribuisce ad accrescere i rischi idrogeologici.


La seconda figura indica il livello della siccità nell’ultimo anno in Italia e zone circostanti (la figura non ha bisogno di spiegazioni, se non per quanto riguarda la legenda relativa al livello di siccità: D1 Moderata, D2 Severa, D3 Estrema, D4 Eccezionale).

Gli impatti sulle società interessate, in termini sia sociali che economici sono potenzialmente devastanti, oltre che sull’ecosistema in generale.

Le condizioni di vita peggiorano, ma ci sono ancora molti che invitano ad affrontare il problema del cambiamento climatico “in modo non ideologico”, con ciò intendendo: “facciamo pure qualcosa, purché non si ostacoli o metta a rischio la crescita della produzione, dei consumi, il servizio del debito, i posti di lavoro..”, etc. etc.