In occasione delle festività natalizie molti hanno optato per le stoviglie usa e getta (eh sì, quelle di plastica sono state vietate, ma quelle di carta o in materiali compostabili sono ancora in grande spolvero). Una scelta facile e comoda, poichè a fine pasto si butta tutto nell’immondizia (contribuendo a raggiungere i 500 kg pro capite/anno di rifiuti).
Mettendo da parte la questione - tutt’altro che pacifica - sulla reale compostabilità di piatti, bicchieri e posate gettati nella frazione organica (per chi fosse interessato qui un report di Greenpeace al riguardo), vediamo sommariamente quale sia la scelta più sostenibile da un punto di vista energetico tra le stoviglie monouso e quelle tradizionali, lavate in lavastoviglie.
Consideriamo a titolo esemplificativo i piatti di carta o in ceramica. La questione di fondo è che di norma i piatti in ceramica uno li ha già, in casa, quindi l’investimento energetico è stato fatto, mentre quelli usa e getta vanno acquistati. I primi hanno tuttavia un e-costo piuttosto alto, pari a circa 15 kWh ciascuno, mentre quelli in carta hanno un e-costo di 1,2 kWh ciascuno (che, per chi segue i nostri post, non è comunque un valore trascurabile, vedi ad esempio questo post), al netto inoltre dell’e-costo del relativo smaltimento.
A margine: i piatti in vetro (Pirex) hanno un contenuto energetico molto più basso (circa un terzo) di quelli in ceramica.
Poi c’è il lavaggio in lavastoviglie (dei piatti in ceramica), che possiamo quantificare in 1,5 kWh, circa 60 Wh per piatto (mettendo 24 piatti nella lavastoviglie).
Considerando l’energia incorporata, i piatti di ceramica diventano una scelta più sostenibile dopo (solo) 13 lavaggi in lavastoviglie.
Se invece consideriamo l’energia incorporata dei piatti in ceramica come già “ammortizzata” (poiché li si ha in casa), l’opzione dei piatti di carta (24) contro il lavaggio dei piatti di ceramica in lavastoviglie ha un costo energetico quasi 20 volte superiore (28 kWh di piatti in carta contro i 1,5 kWh della lavastoviglie).
E non è stato considerato l’e-costo dello smaltimento dei piatti in carta né il costume diffuso per cui si tende a consumare un numero superiore di piatti di carta rispetto a quelli necessari…
Insomma non è solo la compostabilità (relativa, come abbiamo visto) ad essere rilevante: è il prodotto “usa e getta” che andrebbe eliminato o, quanto meno, circoscritto ai soli casi di reale necessità.
Fonte dati qui.