Negli ultimi anni sempre più siti, app e sistemi operativi hanno introdotto la cosiddetta modalità scura – il “dark mode” – presentandola come una scelta estetica elegante, più riposante per gli occhi e, naturalmente, più sostenibile.
Ma dietro lo sfondo nero e le interfacce “green by design”, quanto c’è di reale risparmio energetico e quanto di semplice suggestione?
L’idea sembra intuitiva: meno luce = meno consumo. Ma, come spesso accade, le cose non sono così semplici.
Nei monitor LCD o LED (la maggioranza), la retroilluminazione rimane accesa indipendentemente dal colore mostrato. In pratica, anche quando lo schermo è “nero”, una lampada bianca continua a brillare dietro ai cristalli liquidi. Il nero è determinato dai pixel che bloccano la luce, ma la lampadina resta accesa.
Risultato? Consumo sostanzialmente identico, che si tratti di sfondi chiari o scuri!
Discorso diverso per i display OLED e AMOLED, sempre più diffusi su smartphone di fascia medio-alta, smartwatch e TV di ultima generazione. Qui ogni pixel emette la propria luce e si spegne completamente quando deve mostrare il nero.
In questo caso sì che lo schermo nero è davvero spento. Diversi test lo confermano: su un telefono OLED, la modalità scura può ridurre i consumi dal 5% fino al 40%, a seconda di luminosità e contenuti visualizzati. Ma solo se l’interfaccia è davvero scura e il dispositivo mantiene una luminosità costante.
Sui computer portatili o monitor da scrivania, quasi tutti ancora LCD, il risparmio reale resta inferiore al 3%, spesso impercettibile.
C’è poi l’effetto psicologico: un’interfaccia scura sembra più “seria”, quasi etica. Forse perché inconsciamente associamo il nero al risparmio – energetico e morale. Un piccolo gesto quotidiano che ci fa sentire, almeno per un attimo, utenti più consapevoli.
In termini assoluti inoltre va detto che l’impatto ambientale della modalità scura (anche sui dispositivi OLED), resta comunque minimo, nell’ordine di pochi wattora al giorno, una frazione infinitesimale dei consumi legati all’elettronica domestica.
Molto più significativo è abbassare la luminosità dello schermo. Ridurre la luminosità del 20% può tagliare i consumi di circa il 20–25%, mentre portarla da 100% a 50% può significare quasi dimezzare l’assorbimento elettrico del display, sia su OLED che su LCD.
Stiamo parlando quindi di circa 10 - 30 W di riduzione a seconda del modello e della grandezza del monitor. Il consumo di un monitor al 100% di luminosità infatti varia dai 20 ai 70 Watt. Prendendo 20 W come dato di riduzione medio abbiamo 0,16 KWh in una giornata lavorativa.
Un gesto semplice, invisibile, ma di gran lunga più efficace del cambio di tema. E ancora meglio: evitare display troppo grandi e, soprattutto, usare i dispositivi più a lungo prima di sostituirli. In fondo, l’azione più “verde” resta quella che non si vede sullo schermo: sostituire i dispositivi solo quando risultano irrimediabilmente inutilizzabili.
Il dark mode è piacevole, moderno e in certi casi davvero utile – ma non salverà il pianeta. Più che una rivoluzione è un ritocco estetico alla coscienza.
Eppure, se scegliere un tema scuro ci ricorda anche solo per un secondo che l’energia non è infinita… forse, nel suo piccolo, qualcosa lo fa davvero.