Il fassone piemontese fa bene all’ambiente?

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7 ottobre 2024 380 parole

Coalvi ha realizzato, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie e quello di Management dell’Università di Torino, una campagna informativa volta a dimostrare la sostenibilità della produzione di carne in Piemonte. La campagna mira a rappresentare come e quanto la produzione del fassone piemontese sia allineata agli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite.
Secondo Coalvi (e l’Università di Torino) il bilancio del carbonio, cioè il saldo tra le emissioni di gas climalteranti (da combustibili necessari per il processo produttivo e dal metabolismo delle mucche) e la “cattura” del carbonio realizzata principalmente dalla fotosintesi clorofilliana (dei circa 56.000 ettari dei terreni adibiti a foraggio), sarebbe negativo, ovvero l’allevamento dei bovini non solo non avrebbe un impatto negativo in termini di emissioni climalteranti, ma sarebbe addirittura benefico per l’ambiente, al punto che, conclude Coalvi, “ingrassando un fassone di razza piemontese si compensa la CO2 emessa da 4 automobili” (in un anno). Si tratta di quasi 8 tonnellate di CO2 equivalente “catturata” dalla mucca (quindi sottratta all’ambiente) per il solo fatto di essere allevata.
Uau. Ci han sempre detto che il consumo di carne ha un impatto ambientale significativo e invece scopriamo che è vero il contrario! Ma com’è che non se ne parla sui giornali di tutto il mondo?
Al netto del fatto che lo studio non sembra considerare l’impatto ambientale delle fasi di produzione a valle dell’allevamento (macellazione, confezionamento e packaging, filiera del freddo, logistica e distribuzione finale, che sono tutt’altro che trascurabili, il punto è che la parte “buona” del calcolo (il denominatore) sta essenzialmente nella fotosintesi (cattura del carbonio) di quei 56.000 ettari di piante da foraggio, il cui risultato non sarebbe ovviamente diverso se venisse con quel foraggio nutrita una unica mucca (che a quel punto avrebbe un merito ambientale iperbolico!). Anzi probabilmente crescerebbe anche qualche latifoglia ad alto fusto, incrementando la cattura della CO2. Se poi invece che a foraggio (che cattura circa 4-5 ton all’anno di CO2 per ettaro), quei terreni fossero coltivati a canapa (che cattura circa 15 ton all’anno di CO2 per ettaro), avremo un beneficio ambientale triplicato! Ah no, la canapa no, è una pianta orrenda, che è stata vietata di recente. Allora a ortica! Mmm, no, stessa famiglia della canapa, c’è forse il rischio che venga vietata anch’essa perché lontanamente imparentata…