Sono molti i casi in cui alcune soluzioni tecniche innovative vengono presentate come “green” e “sostenibili” quando in realtà non lo sono o lo sono in misura limitata. Questo spesso succede magari non per malafede ma più semplicemente per la mancanza di una visione sistemica. Infatti è quasi impossibile che una soluzione sia intrinsecamente “sostenibile” indipendentemente dal contesto d’uso: se si compra una bicicletta per spostarsi e la si lascia a prendere polvere in garage si fa un danno ambientale, perché la sua produzione ha avuto un impatto negativo! Se si coibenta una casa in montagna che si usa poche settimane all’anno (e magari solo d’estate) si fa un danno, e così via.
In Gran Bretagna è stato sviluppato il sistema di asfaltatura “Milepave” che garantisce un risparmio di CO2 del 40% rispetto ad un asfalto tradizionale, grazie ad un ridotto apporto di bitume, la componente di origine fossile, sottoprodotto della raffinazione del petrolio, che viene utilizzato in gran parte proprio al fine della realizzazione delle strade.
La riduzione del 40% delle emissioni fa gongolare la città di Liverpool nel perseguimento della sua “net zero mission”, ma – come si legge nell’articolo linkato qui sopra – all’investimento di 30 milioni di sterline per il rinnovo del manto stradale corrisponde una riduzione di emissioni pari a quelle di 130 automobili in un anno. Un numero non esaltante, diremmo.
Inoltre va tenuto conto che la realizzazione delle strade costituisce di per sé un danno ambientale, poiché danneggia il terreno fertile sottostante e, posto che i manufatti antropici (strade, ponti, case etc.) rappresentano in Europa il 4,4% della superficie (talvolta, viste da un aereo, evocano formazioni metastatiche), si fa molta fatica a considerare l’asfaltatura di per sé come qualcosa di “green”.
Ammesso e non concesso che comunque le strade asfaltate siano tutte necessarie, il punto è che, in questo caso, il bitume che non viene utilizzato da Milepave sarà comunque prodotto, poiché si tratta di un sottoprodotto della raffinazione dell’olio pesante (heavy oil) e la sua produzione non dipende tanto dalla domanda generata dall’asfaltatura delle strade, ma da quella assai più rilevante (e tendenzialmente anelastica) di combustibili fossili (kerosene, etc.) per l’alimentazione di motori marini, fornaci, generatori, etc.
Quindi – da un punto di vista sistemico – il bitume che non viene utilizzato per l’asfalto verrà comunque prodotto, generando una certa quantità di emissioni di CO2 a cui dovranno essere sommate quelle connesse alla realizzazione dei componenti che Milepave utilizza al posto del bitume.
In conclusione:, probabilmente siamo molto lontani dall’avere – in questo caso come in molti altri – una reale utilità ambientale.