Se ne parla da anni: utilizzare dei sistemi di recupero dell’energia cinetica dei veicoli per produrre elettricità.
Alla base c’è la continua ricerca di sistemi di produzione di elettricità da contesti legati alla quotidianità, che si tratti di persone che usano la cyclette o persone che ballano in discoteca o, come in questo caso, veicoli costretti a rallentare per i dossi posti sulla carreggiata.
Purtroppo, come spesso accade, questi sistemi non superano quella soglia minima di efficienza necessaria per rendere un servizio realmente utile alla collettività e si rivelano dei poco utili (per quanto interessanti) esercizi di stile.
Diverse startup in ogni parte del mondo sembrano essersi impegnate in questo nobile scopo ed alcuni sistemi erano stati annunciati già più di 10 anni fa (basta googlare “powerbumps”) . Ciò nonostante, ancora nessun sistema di questo tipo risulta operativo.
Il concetto è semplice: quando un veicolo viene rallentato da un dosso, parte di questa energia può essere recuperata - ed eventualmente immagazzinata- attraverso dei particolari dispositivi elettromeccanici.
Secondo alcune simulazioni presentate dai proponenti, questi sistemi sarebbero in grado di recuperare circa 30 Wh per ogni veicolo che vi passa sopra. Un valore che (in mancanza di dati reali) sembra piuttosto elevato, soprattutto se confrontato con alcune valutazioni (vedi questa) o anche uno studio recente, in base al quale un veicolo di circa tre tonnellate (il doppio rispetto alla media dei veicoli circolanti) sarebbe in grado di generare circa 2,5 Wh (3 kW di potenza moltiplicati per il tempo di transito del veicolo sul dosso che possiamo stimare in 3 secondi, un secondo e mezzo per asse).
Quello che non sappiamo è quanta energia serve per realizzare, manutenere e smantellare questo sistema, un dato fondamentale per determinarne la reale utilità: va da sé che perché il dispositivo abbia un senso questa debba essere minore di quella prodotta dallo stesso nel corso della sua vita utile. Diversamente esso rappresenterebbe un costo o, nella migliore delle ipotesi, un esercizio di stile (ingegneristico), appunto. Ma i giornali sono affamati di esercizi di stile!
Quello che certamente emerge, a converso, è che i dossi causano una significativa perdita di energia del veicolo che per superarli è costretto a ridurre la velocità (frenando e con ciò tra l’altro causando un danno ambientale a causa del consumo delle pastiglie dei freni e della relativa consistente emissione di micropolveri, vedi questo post al riguardo) e della successiva inevitabile accelerazione del veicolo una volta superato l’ostacolo. Calcolando questa perdita a partire dal valore di 32 Wh sopra indicato ed ipotizzando (conservativamente) che rappresenti il 50% dell’energia persa dal veicolo a causa del dosso, se ipotizziamo che i 40 milioni di veicoli circolanti in Italia debbano superare un dosso almeno una volta ogni settimana, l’energia persa in Italia a causa dei dossi sulle strade ammonterebbe a 67 TWh (più dell’intera produzione nazionale elettrica da fotovoltaico stimata nel 2030), corrispondente ad un consumo “aggiuntivo” di quasi 20 milioni di litri di carburante.
In attesa ovviamente che qualche dosso “rigenerativo” entri in funzione.
Probabilmente il dato di 32 Wh è sovradimensionato (come abbiamo detto) ma, anche se ridotto di 10 volte, lo spreco di energia (ed il conseguente maggiore consumo di carburante e pastiglie dei freni) causato dai dossi resta enorme, il che dovrebbe indurre le pubbliche amministrazioni a considerare l’abbandono di questo sistema di riduzione della velocità dei veicoli, a favore di altri a minor impatto ambientale.