Qualsiasi intervento di efficientamento energetico della propria casa comporta dei vantaggi in termini ambientali: la coibentazione dell’edificio (il cd. cappotto) o il montaggio di serramenti nuovi a bassa trasmittività, comportano un migliore isolamento termico della casa, quindi un minor fabbisogno di energia per la climatizzazione. Fin qui tutto chiaro. Cos’è dunque che non torna?
Quel che non si dice, che si trascura, è che la realizzazione del cappotto e dei serramenti ha un costo energetico, quindi ambientale. Non solo vantaggi (ricavi, per usare un termine economico) ma anche costi…come sempre!
Un intervento di efficientamento è utile (dal punto di vista ambientale) solo se i ricavi superano i costi, in maniera sensibile ed in tempi ragionevoli, come qualsiasi buon investimento. Diversamente può costituire un investimento poco o per nulla vantaggioso.
Per fare un esempio: un metro cubo di polistirene espanso (uno dei materiali più utilizzati per fare il cappotto termico), ha un contenuto energetico di circa 80 kWh per metro cubo.
L’isolamento di una casa unifamiliare richiede1 circa 70 metri cubi di polistirolo: occorre quindi sostenere un costo ambientale di 5,6 MWh solo per il polistirolo. A questo costo va aggiunto il costo energetico della colla e dei tasselli usati per fissarlo alle pareti, delle reti per l’intonacatura, dell’intonaco e della vernice usata per la finitura, del trasporto di tutti i materiali, delle attrezzature e del ponteggio edile, del lavoro ed altro ancora. È ragionevole pensare che il costo energetico di un cappotto possa in conclusione essere quotato intorno ai 10 MWh?
A questo costo occorre poi aggiungere quello dei serramenti, della coibentazione del tetto e di tutte le altre attività normalmente connesse ad un intervento di ristrutturazione edilizia, comprese le pratiche burocratiche, gli spostamenti dei soggetti coinvolti, gli smaltimenti, etc. Se poi, come normalmente accade, si accompagna l’efficientamento con altre opere edili (muratura, solette, impianti…) beh, il solo costo energetico del cemento è di 4 kWh al kg.
Insomma, possiamo ipotizzare - molto grossolanamente ma anche conservativamente, che il costo energetico di un intervento di ristrutturazione con efficientamento di una villetta abbia un costo energetico di circa 20 MWh.
Grazie alla ristrutturazione, la casa unifamiliare di 110 mq passa dalla classe C (consumo annuo di energia ca. 7 MWh), alla classe A (2 MWh), risparmiando 5 MWh di energia all’anno. Dopo 4 anni, l’investimento ambientale (non economico, quello obbedisce ad altre logiche…) è ripagato. Se tuttavia si tratta di una seconda casa, usata magari stagionalmente e/o nei weekend, l’efficientamento energetico potrebbe costituire un danno netto dal punto di vista ambientale, poiché il risparmio nella climatizzazione sarebbe molto più modesto, o quanto meno potrebbero volerci molti anni in più perché l’investimento energetico venga ripagato.
Non solo: al cambiare dei materiali utilizzati cambia il costo ambientale dell’investimento: se al posto del polistirene espanso normale venisse usata la cellulosa, il suo costo energetico sarebbe 65 volte inferiore (1,2 Kwh al metro cubo). Se invece si usa polistirolo espanso (XPS) estruso con gas HFC-134, il suo costo ambientale da 5,6 sale a 67 MWh! Quest’ultimo materiale ha certo un coefficiente di isolamento superiore rispetto al primo ma il suo costo ambientale è talmente alto che servono decenni per compensare il maggior costo ambientale dell’investimento…
L’edilizia contribuisce a livello europeo per circa il 40% dei consumi finali di energia e per il 35% delle emissioni di gas 2], è quindi necessario che questi aspetti vengano quanto prima presi in considerazione ai fini dell’ottenimento delle agevolazioni pubbliche per l’efficientamento energetico (es. “Bonus 110%” ed altro). Infatti in base alla normativa vigente non rileva il materiale isolante utilizzato (purchè sia “a norma di legge”), né se l’investimento ha un ritorno ambientale positivo: è sufficiente il solo miglioramento delle performances ambientali delle abitazioni per ottenere gli incentivi. In tal modo, se pur si raggiungono gli obiettivi di natura economica, si rischia di mancare del tutto quelli dichiarati in favore dell’ambiente (analogamente a quanto purtroppo accade anche con riferimento alle agevolazioni relative alla sostituzione del parco auto, degli impianti industriali ed altro…).
Modello in F. Ascione, F. De Rossi, & G.P. Vanoli, Energy retrofit of historical buildings: Theoretical and experimental investigations for the modelling of reliable performance scenarios, Energy and Buildings,43(8) (2011), ↩︎