Dyson dopo gli aspirapolvere rivoluziona l’agricoltura?

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Credits: dyson.co.uk

9 agosto 2025 610 parole

Il bombardamento di notizie sui social media comprende spesso notizie “bomba” in cui si annunciano processi o invenzioni di portata “rivoluzionaria”, specialmente in campo energetico o ambientale. Purtroppo nella quasi totalità dei casi si tratta di “fuff news, qualcosa di diverso dalle fake news, diciamo che si tratta piuttosto di favolette immaginifiche ed iperboliche, che piacciono molto ai canali green.
Il problema sorge quando tutto ciò rappresenta solo un bisogno irrazionale di conforto tecnologico che spinge enti e istituzioni ad investire risorse (anche ingenti) alla ricerca di nuove pietre filosofali, o più banalmente di semplice visibilità.

Di recente è rimbalzata ovunque la notizia che Dyson, l’azienda manifatturiera nota per i suoi efficienti (e costosissimi) piccoli elettrodomestici, ha finanziato la realizzazione di un nuovo sistema di coltivazione delle fragole, nell’intento di rispondere al crescente fabbisogno alimentare. Puoi trovare qui un esempio di articolo al riguardo e qui il video in cui James Dyson illustra il progetto “Vertical Hybrid Farming”, che garantisce, secondo gli ingegneri della Dyson, 2 volte e mezza la produzione di fragole di una serra “normale” equivalente.
Il sistema si basa su una serie di telai di contenimento delle fragole fissati a delle ruote dentate rotanti, il che permette di moltiplicare l’esposizione al sole delle piante (rispetto alla semplice coltivazione a terra), aumentando la fotosintesi e la produzione di frutti che vengono poi raccolti da robot “intelligenti” che si spostano su binari a terra e che raccolgono i frutti in base a colore e dimensione. Tutto molto figo.
Ok, facciamo qualche calcolo grossolano da un punto di vista energetico. Al netto dell’e-costo della coltivazione in serra (che secondo questo studio raddoppia rispetto alla coltivazione in campo aperto: 3,22 vs. 1,7 kWh/kg, valori coerenti con quest’altro studio, centrato sui sistemi di coltivazione in UK, che indica valori medi intorno a 2,2 kWh/kg), cerchiamo di fare qualche stima sugli altri e-costi.
Ognuna delle 4 ruote dentate di una “serra Dyson” (della dimensione ad occhio di ca. 500 mq) pesa 500 kg, aggiungendo il telaio di supporto, il robot ed i relativi binari di movimentazione e i vari accessori, possiamo ipotizzare ca. 6 ton di acciaio, per un e-investimento di ca. 100.000 kWh. Con una produzione annua stimata di 3 tonnellate di fragole (6 kg mq, pari a 2,5 volte la produzione media tradizionale in serra, come dichiarato da Dyson), un e-costo annuo di manutenzione pari al 7% dell’investimento ed in una prospettiva di 20 anni, significa un e-costo aggiuntivo per kg di prodotto pari a 4 kWh.
A questo occorre ancora aggiungere il costo energetico per la movimentazione delle ruote dentate e del robot (diciamo 8 kW di consumo dei motori elettrici x 4 h/giorno di funzionamento, su base annua), che comporta ulteriori 3,89 kWh per kg di prodotto.
Insomma, anche senza considerare altri e-costi aggiuntivi connessi al sistema in questione (sensoristica, digitalizzazione processo, illuminazione, sistema di irrigazione, etc.), una fragola “Dyson” ha un’energia incorporata pari a 11,1 kWh/kg: 4 volte di più (quindi con un impatto ambientale significativamente più alto) di una fragola coltivata in una serra tradizionale e 10 volte di più di una coltivata in campo aperto.
Ovviamente i numeri sopra riportati - in mancanza di dati precisi sulle specifiche del sistema - sono sicuramente grossolani, ma l’ordine di grandezza è quasi sicuramente corretto.

L’uso della tecnologia non è gratis: ricorrere ad essa per risolvere un problema di natura fisica è (quasi) sempre possibile, ma ha sempre dei costi energetici, oltre a comportare spesso altri e nuovi problemi.
Il sistema Dyson sarà forse idoneo a garantire agli inglesi una maggior produzione di frutta autarchica, ma certamente non costituisce un vantaggio da un punto di vista energetico ed ambientale.