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Cremazione: una scelta laica, un problema ambientale

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8 gennaio 2024 251 parole

Le pratiche funerarie fanno da sempre parte del bagaglio culturale più profondo e radicato di ogni società. Esse variano da Paese a Paese, nel tempo e nello spazio: inumazione, tumulazione, cremazione, mummificazione e altro, ognuna declinata in modi diversi.
Negli ultimi decenni in Italia rispetto alla tradizionale sepoltura ha “preso piede” la pratica della cremazione, probabilmente complici gli elevatii costi e la ridotta disponibilità di posti nei cimiteri e forse una crescente laicizzazione della società… Erano circa 1.000 nel 1970, 15.000 nel 1992 (3% dei decessi), 260.000 nel 2022 (37% dei decessi).
Ma qual’è il costo energetico della cremazione? Gli impianti di cremazione hanno un processo di combustione energivoro e bruciano combustibili fossili, normalmente gas metano. Un forno crematorio utilizza per la cremazione di un cadavere circa 285 kWh di gas e 15 kWh di energia elettrica, immettendo in atmosfera circa 400 chili di CO2 (oltre a numerosi altri elementi chimici alcuni dei quali decisamente nocivi). La cremazione nel 2022 potrebbe quindi aver richiesto 78 GWh di energia, pari all’elettricità che consuma in 5 giorni l’intera Città metropolitana di Milano.

Peraltro non mancano forme di funerale anche più energivore: qualche giorno fa è partita da Cape Canaveral una missione spaziale privata statunitense “Peregrine” il cui scopo è depositare sulla superficie lunare le ceneri di un’ottantina di persone, una pratica (non economica) che ha un certo successo oltre oceano. Non abbiamo calcolato il costo energetico di un funerale simile ma non c’è dubbio che non possa esistere un rituale funebre più energivoro!